Il Metodo Feldenkrais è un modo per insegnare alle persone abitudini più efficaci
Articolo di Ann Joyce, traduzione di Daniela Agazzi
Moshe Feldenkrais insegna ad Amherst.
Il Metodo Feldenkrais può insegnare anche alla persona a modificare i movimenti malsani e improduttivi e a scoprire modelli più funzionali ed efficaci. Possedendo modelli migliori la persona può muoversi più liberamente, ridurre il rischio di cadute, migliorare la propria capacità di attenzione e di comunicazione, respirare e dormire meglio. Qualsiasi sia la diagnosi, la persona inizia a gioire di una più alta qualità della vita.
Mary, 96 anni, si trova in una grave fase della sua patologia Alzheimer e vive su una sedia a rotelle completamente accudita dalla sua famiglia. Sua figlia nota la sua espressione contratta ed è sicura che prova dolore, anche se non può esprimerlo con le parole, nota inoltre che altre terapie non danno alcun risultato. Mery è resistente al movimento, anche quando la mettono a letto rimane nella posizione in cui la dispongono senza aggiustarsi per la propria comodità.
Nella prima lezione con Mary era fondamentale trovare una posizione che le permettesse di rilassarsi. Ho lavorato facendola sdraiare sulla schiena con un rotolo che le sosteneva le ginocchia. In questo modo alcuni dei muscoli che era abitualmente contratti potevano rilassarsi e altri muscoli ‘dimenticati’ potevano risvegliarsi e successivamente contribuire ad una migliore posizione eretta. Ossevandola si notava che il respiro era appena visibile ed avveniva soprattutto nella pancia.
Nelle lezioni con Mary ho lavorato appoggiando le mani sulle sue scapole e sostenendola, cercando la relazione tra i movimenti delle scapole con quelli delle altre parti del corpo, fino al bacino e alle anche. Posso fare lo stesso con le costole. Se io faccio girare la sua testa vien fatto solo parzialmente con l’intento di verificare fino a che punto questo movimento coinvolge la spina.
Ciò che rende il Metodo Feldenkrais diverso da ogni altro rimedio attraverso il movimento è che si guarda continuamente alla relazione tra le varie parti del corpo, tra un movimento e un altro. Per esempio, se Mary volesse girare la testa per guardare qualcosa, io osserverei come quel movimento influisce sullo spostamento del peso sulla sua sedia oppure se gli occhi aiutano o limitano il movimento stesso.
Il mio tocco gentile permetteva un dialogo che io potevo riconoscere grazie al suo respiro che diventava più pieno e ampio e dal fatto che sentivo che la sua muscolatura si rilassava nelle mie mani. Dopo diversi incontri Mary poteva stare in piedi un po’, fare un passo e sedere più comodamente. Poteva allungare le gambe in modo migliore, poteva piegarsi in avanti in modo da poter poi aprire meglio la bocca per mangiare ed era più sciolta quando veniva in piedi.
Come possiamo comunicare con persone che non usano più la parola? Come possiamo aiutarle a relazionarsi col mondo e come possiamo noi stessi relazionarci con loro? Queste sono difficoltà che incontrano i curatori e i familiari delle persone affette dall’Alzheimer e da altre malattie. Molti anziani che vengono accuditi in famiglia non sperimentano più un tocco gentile. Il Metodo Feldenkrais permette loro invece di provare ancora quel contatto di sostegno e di amore perduto da lungo tempo. Le persone lo accolgono e lo apprezzano.
Memoria e apprendimento: l’apprendimento di procedure e come i comportamenti acquisiti divengono abitudini.
L’Alzheimer è una patologia irreversibile che causa danni alle cellule del cervello e perdita di memoria e dell’uso di funzioni. Nei primi stadi la persona è confusa, nei successivi ha problemi con il linguaggio, l’apprendimento e l’esecuzione dei compiti abituali e nella fase più grave non è più in grado di occuparsi di sé stessa compreso l’atto di nutrirsi.
Sebbene le persone affette da Alzheimer nella fase più grave abbiano poca relazione col mondo esterno e ben poca consapevolezza di sé stessi rimane la possibilità di mantenere la capacità di apprendimento attraverso la memoria di procedure. Esistono vari tipi di memoria tra i quali la memoria dichiarativa (la capacità conscia di ricordare eventi e fatti che viene presto perduta con questa patologia), la memoria di procedure cioè ‘l’imparare facendo’ (che comprende le attività ripetitive, le abitudini e l’apprendimento motorio) che persiste più a lungo nell’individuo. Inoltre c’è la memoria emozionale che riguarda il richiamare stimoli emotivi di cui parleremo dopo.
Le nostre abitudini, che sono comportamenti automatici appresi attraverso le esperienze della vita, sono fondamentali. Senza abitudini, occorrerebbe molto tempo per pensare ogni singola azione della nostra vita, rendendo così impossibile portare a termine il più semplice compito. Le abitudini ci possono aiutare o limitare. Quando le abitudini sono apprese in una situazione di malattia o di trauma possono aiutarci per un periodo agendo come una protezione ma nel momento in cui abbiamo recuperato il disagio quelle abitudini motorie protettive diventano improduttive.
Vediamo un esempio del camminare e della potenzialità del cadere. Diciamo che una persona ha paura di scivolare sul ghiaccio nel periodo invernale e quindi aggiusterà la propria camminata al contesto facendo, per esempio, passi più piccoli o irrigidendo il tronco e questo può diventare rapidamente una abitudine. Ma al termine dell’inverno la persona tenderà a mantenere l’abitudine e quel modo di camminare gli lascerà una maggiore possibilità di andare incontro a cadute.
Nel caso di individui affetti da Alzheimer sono queste abitudini, memorie di procedure o comportamenti appresi, che gli permettono di andare avanti più a lungo. Poiché la funzione motoria è una delle ultime ad essere invasa dalla patologia Alzheimer queste persone possono ancora camminare e girellare quando le altre funzioni di ragionamento e di comunicazione sono già intaccate, anche se non sono più consapevoli dei pericoli che si trovano intorno a loro e quindi sono comunque esposti a cadute e traumi.
Quando ho cominciato a lavorare con persone affette da Alzheimer non sapevo fino a che punto avrei potuto aiutarle: apparentemente non mi riconoscevano, almeno nel senso quotidiano del termine e avrebbero potuto dimenticare tutto dopo pochi minuti. Così ho scoperto che non è necessario essere coscienti e capaci di ricordare per avere benefici. Poiché il Metodo Feldenkrais modifica le abitudini di una persona vidi che i risultati potevano essere positivi e permanenti grazie alla capacità umana dell’apprendimento delle procedure.
Se una persona sana vuole guardare un oggetto accanto a sé può semplicemente girare la testa, oppure ruotare insieme alla testa le spalle o addirittura può girare su un piede per ruotare con tutto il corpo nello spazio per dirigersi verso l’oggetto. E’ questa possibilità di scelta dell’individuo che rende i suoi movimenti ‘differenziati’. E il movimento viene scelto secondo il contesto. Per esempio se una persona incontra un conoscente per strada può girare la testa per salutarlo, oppure ruotare anche le spalle oppure girare su sé stesso per andargli incontro. Più una persona ha un repertorio di movimenti differenziati più ha possibilità per scegliere quello migliore. Alcune persone non hanno queste possibilità: i loro schemi motori sono in una certa misura ‘indifferenziati’. Non hanno possibilità di scelta.
Col Metodo Feldenkrais possiamo gradualmente, ma progressivamente ampliare questo repertorio. Ad esempio, in una lezione di Integrazione Funzionale, per mezzo di tocchi gentili possiamo cominciare ad esplorare lo schema diagonale ‘dimenticato’, creando una relazione tra la spalla e l’anca opposta, nonché allungando la spina e facilitando la rotazione della testa.
Un po’ alla volta, il respiro comincia ad essere più ampio e profondo e così possiamo integrare il lavoro con altri dettagli come creare maggior possibilità di muovere le scapole separatamente dalle costole. In un tempo anche breve i cambiamenti possono essere davvero sorprendenti.
In cosa è diverso il Metodo Feldenkrais?
Vari studi hanno dimostrato che le persone che praticano il Metodo Feldenkrais raggiungono maggiormente un migliore equilibrio, un miglioramento dei sintomi negativi e dolorosi nonché senso di benessere e di autostima rispetto a coloro che non lo fanno. Ci sono vari aspetti che differenziano il Metodo Feldenkrais da altri tipi di intervento. Non è un programma di esercizi, non è stretching o massaggio, e nemmeno terapia (cura per una patologia specifica). Le persone con cui lavoriamo sono i nostri ‘studenti’ grazie all’apprendimento che si verifica nella pratica. I movimenti del corpo, sia attivi che passivi, stimolano il cervello. L’apprendimento avviene quando nuovi schemi motori sono appresi e interiorizzati, tenendo sempre a mente che l’apprendimento non è tutto volontario o conscio.
L’apprendimento avviene istantaneamente nelle circostanze adatte. Vi è mai capitato di lottare per imparare qualcosa di nuovo, metterlo da parte, e quindi quando ci ritornate successivamente avere successo? Ecco! E’ così che avviene. Nel momento in cui l’apprendimento avviene la persona può smettere di pensarci e il nuovo schema fa parte del repertorio dei movimenti abituali.
Un’altra differenza consiste nel modo di trattare debolezza muscolare e limiti nell’ampiezza di movimento delle articolazioni. Solitamente i terapisti isolano la parte limitata o dolente. Ma spesso le persone che presentano limiti in qualche area del corpo sperimentano limiti anche in altre aree diverse da quella. L’ampiezza del movimento nelle articolazioni viene trattata come stretching o qualche forzatura che può anche causare disagio. La nostra modalità è di muovere la persona nella direzione e per l’ampiezza che gli è comoda. L’aumento dell’ampiezza di movimento avviene perché il corpo riconosce come non più necessarie le tensioni croniche e le rilascia. L’intero corpo sente e agisce come un organismo integrato.
Il dottor Feldenkrais sosteneva che il nostro scheletro è stato creato per sostenerci mentre la muscolatura e i tessuti connettivi per muoverci e non per rimanere cronicamente in uno stato di contrazione. Il Metodo Feldenkrais fornisce una esperienza cinestesica per cui il movimento viene distribuito più diffusamente nel corpo per cui si ottiene una maggiore ampiezza di movimento. Per esempio se una persona cammina curvata in avanti sarà incapace di rilasciare certi muscoli. Ma se le viene insegnato grazie al metodo che può sostenersi maggiormente grazie allo scheletro potrà rilasciare lo sforzo non necessario della sua muscolatura ottenendo una camminata migliore e una maggior libertà di movimento. Inoltre mantenere tutto piacevole e essere nel momento sono caratteristiche speciali del metodo.
Relazione tra memoria di procedure motorie e memoria emotiva.
Le persone affette da Alzheimer ricordano gli stimoli emotivi positivi. E’ piuttosto evidente che il tocco gentile del Metodo Feldenkrais crea una memoria emotiva positiva e facilita l’instaurarsi della fiducia anche se il richiamo stesso dell’esperienza emotiva non è più possibile negli stadi avanzati della malattia. Sebbene sembri che le persone affette da Alzheimer possano perdere rapidamente gli schemi motori acquisiti durante la lezione ho notato che essi vengono rapidamente recuperati nelle lezioni successive. Credo che ciò sia possibile in parte grazie alla connessione mente-corpo e in parte grazie al fatto che la memoria di procedure motorie (che abbiamo visto essere una parte specifica della memoria di procedure – vedi articolo precedente) e la memoria emotiva non sono separabili. Anche se si tratta di due abilità differenti, credo che le capacità di apprendimento motorio e la memoria emotiva si integrino permettendo a queste persone di apprendere lezione dopo lezione. Mantenere tutto piacevole e essere nel momento sono caratteristiche speciali del metodo. Per le persone affette da Alzheimer che non hanno più ricordi e non hanno consapevolezza del loro futuro esiste solo il presente e tale presente può essere reso significativo da esperienze come questa.
Aspettative e esplorazioni: obiettivi e qualità della vita. Chi decide sulla qualità della vita?
Nei trattamenti tradizionali è l’esperto che decide quali sono gli obiettivi del lavoro. Attraverso questa esperienza con il Metodo Feldenkrais invece mi sono resa conto che, anche in casi come questi, il metodo fornisce una esperienza individuale che lascia poi emergere i bisogni direttamente dalla persona, in modo verbale o come altro li può esprimere.
Non esiste nessun percorso pre-tracciato che ci possa garantire il risultato finale di una lezione. In genere, quando nel corpo avviene qualcosa di positivo, la mente lo riconosce e lo fa suo. E allora i cambiamenti avvengono. Ma che cosa accade se una persona non desidera cambiare e il nostro lavoro gli procura maggior disagio?
Con l’esperienza mi sono resa conto che non è buono porre i nostri obiettivi come obiettivi di una persona, anche se al fine di aiutarla. Forse non è possibile aiutare chiunque ma per molti possiamo creare una differenza significativa. Ognuno risponde in modo unico. Ma se troviamo un modo per cui una persona possa comunicare meglio i suoi desideri, bisogni, dolori ciò porterà grande differenza nella qualità della sua vita.
(estratti dal riassunto dall’articolo pubblicato in ‘Alzheimer care quarterly, Ann J., Individual with dementia learn new habits and are empowered through the Feldenkrais Method, volume 7, issue 4, 2006, pp. 278-286’)